Immobiliare a destinazione residenziale: crescono unità e rendite catastali

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L’Osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia delle Entrate ha recentemente pubblicato il suo nuovo volume sulle statistiche catastali, evidenziando come al 31 dicembre 2017 risultassero censite nelle categorie del gruppo A (con la sola eccezione della categoria A/10) circa 35 milioni di unità, ovvero 114 mila unità in più di quelle che furono rilevate con riferimento al 2016.

A crescere, tuttavia, non sono state tutte le categorie. Se infatti è vero che rispetto all’anno precedente nel 2017 si osserva un incremento delle abitazioni nelle categorie A/2, A/3 (abitazioni civili e di tipo economico), A/7 (villini) e A/11 (abitazioni ed alloggi tipici dei luoghi), è anche vero che – di contro – sono diminuite le abitazioni signorili (A/1), le abitazioni popolari (A/4), le ville (A/8), i castelli e i palazzi di pregio (A/9) e, con tassi superiori al 2%, le abitazioni di tipo ultrapopolare e rurale (A/5 e A/6). Al netto di ciò, quasi il 90% delle unità residenziali è censito in catasto tra le abitazioni civili (A/2), economiche (A/3) e popolari (A/4).

Per quanto concerne la proprietà dello stock abitativo residenziale, come noto la gran parte è ricondotta alle persone fisiche, con circa 32,3 milioni di unità, oltre il 92% del totale. Alle persone non fisiche risultano invece intestate 2,6 milioni di unità, mentre sono poco più di 11 mila le abitazioni che rientrano tra i beni comuni.

Passando al dato sulle rendite catastali, alle abitazioni censite al 31 dicembre 2017 negli archivi catastali italiani corrisponde una rendita pari a quasi 17 miliardi di euro, quasi 90 milioni di euro in più rispetto al 2016. Lo stock abitativo di proprietà delle persone fisiche ha una rendita catastale complessiva pari a quasi 15,7 miliardi di euro, ovvero il 92% del totale. La rendita che viene invece attribuita alle abitazioni in capo alle persone non fisiche è pari a 1,3 miliardi di euro, mentre è residuale (4 milioni di euro) quella attribuibile alle abitazioni censite tra i beni comuni.

La rendita catastale media alla fine del 2017 è ammontata a 485 euro, con un picco di 3.733 euro per le abitazioni che rientrano nella categoria A/9, e valori ben sopra la media per le categorie A/8 (3.055 euro) e A/1 (3.043 euro). Le abitazioni che sono riconducibili alle categorie catastali più rappresentate, la A/2 e la A/3, portano in dote una rendita catastale rispettivamente pari a 626 euro e 420 euro.

Concludiamo infine con un cenno alle consistenze medie delle abitazioni. Dal report sulle statistiche catastali risulta che l’abitazione media censita in catasto ha 5,5 vani, e che è leggermente più piccola quando è di proprietà delle persone non fisiche, e con soli 3,5 vani in media quando si tratta di abitazione censita come bene di proprietà comune.

 La superficie media delle abitazioni censite negli archivi catastali, calcolata come rapporto tra la superficie catastale complessiva e il numero di unità, è pari a circa 117 metri quadri al 31 dicembre 2017, con una media inferiore a 100 metri quadri per le abitazioni in categoria A/4, A/5, A/6 e A/11 e una media di oltre i 200 metri quadri per le unità nelle categorie A/1, A/8 e A/9.

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