Sono incoraggianti le ultime rilevazioni prodotte dall’ABI: nel suo bollettino mensile, infatti, l’Associazione Bancaria Italiana afferma come nel corso del mese di marzo 2018 i finanziamenti concessi dagli istituti di credito alle famiglie e alle imprese siano cresciuti ulteriormente. All’interno di tale macro-comparto, un ruolo decisivo lo hanno svolto i mutui concessi alle famiglie, il cui volume complessivo è oggi più alto del 2,6% rispetto a quello che è stato rilevato nello stesso periodo dell’anno precedente, quando la strada di ripresa del settore era già stata verificata dalle principali statistiche nazionali.
Una crescita sostenuta (e sostenibile?)
Considerato che il buon incremento dello stock dei mutui italiani non desta particolare sorpresa agli occhi degli osservatori, sarà di parziale rassicurazione valutare come non rappresenti una novità nemmeno la lettura di quelle che – secondo l’ABI – sono le principali ragioni che hanno permesso al dato delle consistenze di consolidare una nuova crescita.
Secondo il contenuto dell’outlook mensile, infatti, i mutui concessi per l’acquisto di abitazioni sono aumentati di buona lena grazie al concorso di tre diversi fattori, come la crescita del reddito, i bassi livelli dei tassi di interesse e le migliorate prospettive del mercato immobiliare. In altri termini, gli italiani hanno maggiore capacità di spesa (pur, con lievi differenze su base annua), possono richiedere mutui a “buon mercato” e possono guardare all’investimento immobiliare con discreto ottimismo: quanto basta per poter rinvigorire l’attenzione e la passione nei confronti del mattone, elemento mai trascurato dalle dedizioni delle famiglie italiane.
Peraltro, non è certamente errato ritenere e condividere con i nostri lettori quanto possano essere sostenibili i tre fattori che l’ABI ha posto come riferimento dello sviluppo passato e presente dei mutui. Autorevoli analisi puntano a una nuova crescita del reddito medio nel prossimo biennio, i tassi dovrebbero rimanere su livelli minimi storici ancora a lungo, il mercato immobiliare dovrebbe continuare a migliorare in maniera ancor più omogenea di quanto (poco) sia stato fatto oggi. Insomma, il 2018 potrebbe realmente rappresentare un discreto motivo di soddisfazione per chi tornerà ad occuparsi di immobiliare.
Tassi in calo, ma il fisso sta per invertire la tendenza?
Tra le ragioni che l’ABI evidenzia come fondamentali per poter assicurare una ripresa al mercato dei mutui tricolori, c’è anche quella legata all’esistenza di una condizione di tassi di interesse ai minimi storici.
A conferma di ciò, si noti come nel dossier ABI il dato di marzo 2018 evidenzi un tasso bancario medio dell’1,90%, con il mantenimento di un minimo storico da quattro mesi a questa parte, e 21 punti base inferiore rispetto al tasso bancario medio dello stesso periodo dello scorso anno. Un dato che difficilmente, però, sarà in grado di scendere ancora nei prossimi mesi, e che anzi – per certi frangenti – mostra qualche segno di turbolenza relativa.
Se infatti il trend dell’attuale livello di convenienza dei tassi ai minimi storici dovrebbe essere garantito per una buona parte di questo 2018, e forse anche fino al 2019, è anche vero che i i tassi fissi, forma tecnica di tasso preferita dai nuovi mutuatari in questo contesto operativo, mostrano qualche sintomo di risalita. L’IRS, ad esempio, è cresciuto nella sua scadenza a 10 anni all’1,04%, contro lo 0,83% di un anno fa. Non un balzo tale da influenzare in maniera tangibile il dato sulle consistenze, ma probabilmente un’anticamera di nuovi incrementi nei prossimi mesi.
- Mutui Casa, il 2018 parte con il piede giusto - Aprile 27, 2018