Negli scorsi anni la maggior parte dei mutuatari italiani si è orientata verso la scelta del tasso fisso, approfittando così di un costo del denaro ai minimi storici e congelando, di fatto, l’onerosità del proprio mutuo.
Le cose sono drasticamente cambiate nel corso del 2022, periodo nel quale le banche centrali hanno incrementato progressivamente i tassi di interesse di riferimento al fine di contenere il rischio di una super inflazione sul modello degli anni ’70.
Sebbene questo obiettivo sembri in buona parte riuscito – considerati i segnali di raffreddamento del caro vita – il segnale lasciato da tali provvedimenti di politica monetaria è abbastanza evidente: i tassi sono rapidamente cresciuti tanto che, secondo l’importo delle rate dei mutui a tasso variabile nei prossimi mesi potrebbe addirittura essere maggiore del 50% rispetto a quanto avveniva pochi anni fa, se l’Euribor dovesse crescere di un altro punto percentuale e mezzo. Dunque, cosa fare? Indebitarsi a tasso fisso o a tasso variabile?
Occhi aperti sull’inflazione
È del tutto evidente che in questo contesto la cosa più importante da fare sarà tenere d’occhio l’inflazione, visto e considerato che è questo indicatore macroeconomico che impatterà più significativamente sulle scelte di politica monetaria della BCE. Ora che la super inflazione sta dando i primi segnali di concreto raffreddamento, è possibile che l’Eurotower possa scegliere di rallentare il proprio ritmo di incremento del costo del denaro.
Non solo. In settimana il mercato dei future ha prezzato l’Euribor al 3,4% entro la fine dell’anno e, quindi, un calo sotto il 2,5% nel 2024-2025. Come a dire che, insomma, i mercati scommettono su un altro incremento a breve termine dell’Euribor, ma il peggio dovrebbe essere passato, soprattutto per quanto riguarda un orizzonte temporale di medio-breve termine.
Scegliere il tasso fisso o il tasso variabile?
Ma allora quale forma tecnica di tasso scegliere per il proprio mutuo? Conviene indebitarsi ancora a tasso fisso o passare al tasso variabile?
Come ben immaginabile, non esiste una risposta che possa soddisfare tutti i mutuatari. D’altronde, chi sceglie il tasso fisso lo fa soprattutto per avere la serenità di potersi porre la riparo da qualsiasi sorpresa negativa in materia di tassi. Chi invece si sta indebitando a tasso variabile molto probabilmente lo fa per godere di un maggiore vantaggio, ammesso che le previsioni di cui sopra dovessero realmente concretizzarsi.
In ogni caso, non mancano nemmeno gli aspetti negativi. Chi infatti decide di stipulare un mutuo a tasso variabile non potrà che essere consapevole di esporsi al pericolo di un forte rincaro del costo del finanziamento nel caso in cui i tassi dovessero proseguire la strada di sostenuto rialzo. E per la soluzione intermedia? I sempre più numerosi mutuatari che scelgono di indebitarsi a tasso fisso per poi passare al variabile, o viceversa, dovrebbero ben sapere che buona parte della convenienza della loro strategia dipenderà anche dalla scelta delle banche in materia di spread…
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